Il tecnico dei biancocelesti, mai banale nelle sue dichiarazioni, ha sollevato un polverone: tutta ‘colpa’ di certe dichiarazioni
Sta letteralmente volando. Come se non più dell’aquila Olimpia, simbolo del club orgogliosamente ostentato in occasione di ogni gara casalinga all’Olimpico.
Finalmente la Lazio pare aver trovato continuità agli ordini di Maurizio Sarri, un vero e proprio maestro di calcio. Uno di quelli che, dopo una lunghissima gavetta, si sta togliendo da qualche anno delle soddisfazioni niente male. Il tecnico toscano, mai banale nelle sue dichiarazioni, è salito alla ribalta delle cronache non solo per gli straordinari risultati della sua squadra, che con la vittoria di Monza ha rafforzato il second posto portandosi a -16 dal Napoli ma soprattutto a +5 sulla quarta in classifica.
Dopo aver detto la sua a proposito del Mondiale in Qatar disputatosi in pieno inverno – definito una ‘follia’ dall’allenatore – e aver criticato aspramente, questo già lo scorso anno, la formula della Coppa Italia che oggettivamente privilegia le grandi assicurandogli il fattore campo fino al regime dei quarti di finale, l’ex tecnico, tra le altre, di Napoli, Chelsea e Juve, ha lanciato un altro dardo avvelenato.
Sarri contro il calendario: “Non ci sarà più niente”
“La sosta per le Nazionali? Ho guardato solo 10 minuti di Kosovo-Andorra, giusto perché ho visto 22 giocatori tutti in area. Il calendario è folle, e ho sentito dire anxhe che vorrebbero aumentare le partite. Così la qualità va a pu***ne“, ha esordito Sarri intervenuto in conferenza stampa.
L’allenatore ha poi rincarato la dose in un passo successivo: “Se si continuerà a trattare il calcio solo come un business, tra dieci anni non ci sarà più niente: in TV ci sono spettacoli più interessanti“, ha chiosato il tecnico.
La polemica innescata da Sarri affonda le sue radici in discorsi che di quando in quando, soprattutto in concomitanza di calendari troppo fitti, emergono in superficie. L’argomento era stato già indirettamente toccato dall’allenatore per spiegare – o per giustificare, come dice qualche ‘maligno’- l’eliminazione della Lazio dalla Conference League per mano dell’Az Alkmaar.
In quell’occasione però Sarri aveva più che altro puntato il dito contro la società, rea di non far crescere dei giovani talenti che poi avrebbero potuto essere impiegati dal tecnico in un turnover di qualità. L’assenza, a detta dell’allenatore, di profili a costo zero, avrebbe obbligato il club a rivolgersi al mercato, senza però poter garantire – causa esigenze di bilancio – degli innesti di qualità necessari per una corretta turnazione. Quest’ultima, appunto, diventa obbligatoria col calendario troppo fitto già denunciato da Sarri prima e dopo l’uscita dalle Coppe europee. Ed è proprio questa l’amara chiusura del cerchio per un uomo ancora emotivamente legato alla parte sana del calcio di provincia.