Spunta un clamoroso retroscena legato all’adolescenza di Mateo Retegui, il nuovo bomber della Nazionale Italiana
Raggiunto il ritiro della Nazionale nella diffidenza generale – erano davvero in pochi quelli che lo conoscevano prima della chiamata del CT Mancini – Mateo Retegui ha risposto con l’unica lingua che conosce, quella del gol.
Con due reti nelle prime due gare con la maglia dell’Italia, il bomber del Tigre – ma di proprietà del Boca Juniors – ha fatto ricredere quanti si erano posti in modo scettico nei suoi confronti.
Le ovvie e comprensibili difficoltà ad esprimersi correttamente nella nostra lingua – evidenziate dall’intervista a bordo campo subito dopo Italia-Inghilterra – hanno fatto storcere la bocca a più di un appassionato, ma Retegui sembra lasciarsi scivolare tutto addosso. Nessun dubbio e nessun ripensamento nella scelta di vestire la maglia azzurra a discapito di quella argentina. Le incertezze e i colpi di scena, Mateo li ha lasciati inidetro, negli anni dell’adolescenza. Quando, ad un certo puno, aveva deciso di abbandonare il calcio.
Retegui, spunta un clamoroso retroscena
Cresciuto in una famiglia che ha fatto dell’hockey su prato una fonte di soddisfazione e successi – il padre di Mateo, Carlos, ha guidato la nazionale maschile argentina all’oro olimpico a Rio, nel 2016, e quella femminile a due medaglie d’argento – il giovane bomber era caduto nella tentazione di seguire la passione genitoriale. È accaduto in piena età adolesceziale quando, da centrocampista delle Giovanili del River Plate, molla tutto per dedicarsi allo sport di famiglia.
In possesso, forse grazie al patrimonio genetico, di spiccate attitudini per la disciplina, Retegui viene addirittura chiamato dalla Nazionale Argentina di hockey per i Mondiali Juniores. Nel frattempo però viene notato da un osservatore del Boca Juniors, che lo vede palleggiare in spiaggia con gli amici, convincendolo a presentarsi ad un provino per gli Xeneizes: prova superata, Mateo viene arruolato nel parco attaccanti. Ma l’hockey è sempre lì, ad instillare dubbi nella mente del giocatore.
Dopo qualche titubanza, la decisione definitiva: addio alla disciplina già popolare nell’Europa medioevale e testa focalizzata solo sul calcio. Mai scelta fu più azzeccata, è facile dire oggi. Il caso di Retegui, combatutto tra due sport differenti, ha precedenti illustri anche nella storia della stessa Nazionale Italiana di calcio. Celebre, e molto conosciuta alle cronache, la smisurata passione per il baseball di Bruno Conti. Un vero e proprio talento naturale dello sport con la mazza. Fortunatamente per il nostro calcio, decise di dedicarsi solo al pallone dopo una lunga battaglia interiore.